
L’espressione presuppone etimologicamente l’approccio di una persona ad una esperienza nuova, mai vissuta prima, che può mostrarsi, per l’interlocutore che la vive, positiva, di valore, di pregio, utile, per cui, allo stupore del nuovo, si combinano sensazioni ed emozioni piacevoli e/o gradevoli, che, nell’esaltazione enfatica di quei momenti di soddisfazione, può procurare espressioni di incredulità, di meraviglia che è proprio della capacità di stupirsi di un bambino alla scoperta del creato. E’ la sua motivazione interna, la sua prima sollecitazione naturale.
Diceva infatti il grande Tommaso d’Aquino che “Lo stupore è il desiderio di sapere qualcosa”. Quest’anno, dopo una bella avventura che ha mortificato i sensi ma ha riempito il cuore, mi ritrovo, per la “prima volta”, a guardare la manifestazione della XIX edizione del Premio Padre Pio da Pietrelcina da uno schermo televisivo, grazie alla emittente “Capri Event”, che attraverso i suoi canali la fa arrivare direttamente nelle case. Triste, non per gli eventi trascorsi, ma perché non potevo essere con la gente e tra la gente, con tutte le tensioni, le preoccupazioni del momento, ma anche con le emozioni, le suggestioni e le eccitazioni che regalano questi incontri. La sensazione di una musica sottile attorno e dentro il corpo, una sinfonia di espressioni rivolte alla bellezza della solidarietà, le melodie degli abbracci e dei saluti accoglienti e propositivi, questa è quella gioia dell’incontro che credevo mi sarebbe mancata. Vedere e vivere il bello dello stare insieme attraverso un piatto e freddo schermo pensavo mi avesse acuito quella tristezza nel cuore di non poter essere parte dell’evento, fosse anche solo per abbracciare e rivedere gli amici.
Con mia grande meraviglia, invece, constatavo che quel freddo e crudo schermo scuoteva in me una irresistibile attrazione per una esperienza insolita e diversa. Il fascino della novità faceva presa su di me e ciò che già sapevo, perché conoscevo benissimo la scaletta, riuscivo a vederlo in un modo del tutto nuovo. Avevo il tempo di essere critico e propositivo, nello stesso tempo. Una sensazione singolare e particolare che mi permettevano libere evasioni e che mi portavano alla mente ricordi lontano nel tempo.
Il mio pensiero si proiettava a quel lontano strano incontro, voluto dalla coincidenza o dalla provvidenza, chissà (ai posteri l’ardua sentenza), tra due personaggi in cerca di autore, e a quella idea fissa che avevano, innamorati di Padre Pio, di rendergli omaggio e ricordarlo, in un modo singolare e concreto. Come due sognatori, volevano fare dono a un umile e povero Frate, che ha tanto amato gli uomini da immolarsi per loro sull’altare dell’Amore, con una iniziativa degna.
Gianni Mozzillo e Claudio Crovella avevano già dato forma e sostanza al loro comune anelito e volevano condividerlo con P. Antonio Gambale. Il frate Cappuccino, confratello di Padre Pio, sostenne subito l’iniziativa e il progetto, fu così che nacque il Premio. E fu subito un successo, con la partecipazione di tanti personaggi noti e meno noti che entusiasmarono gli astanti e i mass media. Pensate, il primo anno, parteciparono tra gli altri: Lino Banfi, Sergio Zavoli, Lisa Gastoni, il prof. Antonio Zichichi, Roberto Murolo… Quando ho rivisto nello schermo la foto del grande regista Zeffirelli, sentivo riecheggiare nella mia mente le parole che disse in quella sede: era il 1999. “Io sento in Padre Pio un’eccezionale tramite, uno straordinario fratello. Tutti siamo creati con lo stesso tesoro dello Spirito da Dio Padre, è nell’uso che ne facciamo dopo che ci differenziamo. Padre Pio non ha perso occasione per fare diventare questo dono una grandezza spirituale e la sua missione ci ricorda di questa ricchezza che ognuno di noi possiede e invita tutti noi a farne buon uso di questo tesoro nascosto”. Senza volere raccontare tutto l’iter del premio, non basterebbe un libro, arriviamo ad oggi. Dopo tante traversie la manifestazione approda definitivamente a Pietrelcina e, nonostante la morte del compianto P. Antonio, i due fondatori, circondati da tanti amici validi, l’elenco sarebbe lungo, affidano l’organizzazione del premio all’Associazione “Amici di Padre Pio” e agli “Araldi di San Pio da Pietrelcina”, con priore Giovanni Pimpinella. Un apporto decisivo e fondamentale alla continuazione e al cammino del premio viene dato dall’assistente spirituale, sempre vigile e attento a suggerimenti, indicazioni e consigli, P. Marciano Morra. Il presidente del comitato del premio Don Nicola Gagliarde, brillante e giovane sacerdote, arricchisce di ulteriori significati la manifestazione e, insieme all’arcidiocesi di Benevento sostiene l’iniziativa, prima con S. Ecc. mons. Andrea Mugione e poi con l’attuale arcivescovo. Che bello e confortante aver visto S. Ecc. mons. Felice Acrocca illuminare, con le sue pur brevi parole ispirate, una manifestazione, di per se già apprezzata, in un incontro speciale. Anche la presenza del vicario e rettore di S. Giovanni Rotondo Fr. Francesco Di Leo, che evoca nello scrivente un passato di esperienza giovanile francescana molto importante, ha reso lieto il suo cuore.
A questo punto viene dal profondo il ringraziare tutti, a iniziare dai conduttori: Simona Rolandi e Enzo Costanza, i premiati e tutti coloro che a vario titolo sono intervenuti. Ognuno con la propria parola e testimonianza ha contribuito a quel coacervo di emozioni e riflessioni che mi hanno accompagnato in questa nuova e singolare esperienza. Deo gratias