TESTIMONIANZE
Così ho incontrato Padre Pio
PADRE PIO IN BILOCAZIONE AL CARDINALE MINDSZENTY
Il cardinale Mindszenty era stato incarcerato nel dicembre 1948 dalle autorità comuniste ungheresi e condannato all’ergastolo l’anno successivo dopo un processo farsa che lo accusava di cospirazione contro il governo. Per otto anni rimase in carcere e agli arresti domiciliari, venne liberato durante l’insurrezione popolare del 1956, quindi si rifugiò nell’ambasciata statunitense di Budapest dove rimase fino al 1973, quando Paolo VI lo sollevò dalla guida della diocesi.
Proprio negli anni più duri trascorsi in carcere sarebbe avvenuto l’episodio di bilocazione che avrebbe portato Padre Pio a portare conforto al porporato. A testimoniarlo davanti ai giudici del processo di beatificazione del frate è uno degli uomini che gli furono più vicini, Angelo Battisti, amministratore della Casa Sollievo della Sofferenza nonché dattilografo della Segreteria di Stato vaticana.
«Il Cappuccino stigmatizzato, mentre è a San Giovanni Rotondo, si reca da lui per portargli il pane e il vino, destinati a diventare corpo e sangue di Cristo, cioè realtà dell’ottavo giorno; in questo caso la bilocazione acquista ancora di più il significato di anticipazione dell’ottavo giorno, cioè della resurrezione, quando il corpo viene liberato dai limiti di spazio e tempo; simbolico è, quindi, il numero di matricola sul pigiama del detenuto: il 1956 è l’anno della liberazione del porporato».
«Come è noto – ha raccontato Battisti nella sua testimonianza agli atti del processo canonico – il cardinale Mindszenty fu arrestato e messo in carcere e guardato a vista. Col passare del tempo si faceva vivissimo il desiderio di poter celebrare la santa messa. Una mattina gli si presenta Padre Pio con tutto l’occorrente. Il cardinale celebra la sua santa messa e Padre Pio gliela serve: poi parlarono e alla fine Padre Pio scompare con quanto aveva portato. Un sacerdote venuto da Budapest, incontrandomi, mi confidò riservatamente il fatto, pregandomi se potevo avere una conferma dal Padre. Gli risposi che se avessi chiesto una cosa del genere Padre Pio mi avrebbe cacciato a male parole».
Ma una sera del marzo del 1965 Battisti al termine di un colloquio, dice al frate stimmatizzato: «Padre, il cardinale Mindszenty ha riconosciuto Padre Pio?». Dopo una prima reazione contrariata, il santo del Gargano risponde: «Che diamine, ci siamo visti e ci siamo parlati, vuoi che non mi abbia riconosciuto?». Confermando così la bilocazione in carcere avvenuta anni prima. «Poi – aggiunge Battisti – si fece mesto e soggiunse: “Il diavolo è brutto, ma lo avevano ridotto più brutto del diavolo!”. Il che sta a dimostrare che il Padre lo aveva fin dall’inizio del suo arresto soccorso, perché non si può umanamente concepire come il cardinale avesse potuto resistere a tutti i patimenti ai quali è stato sottoposto e che lui descrive nelle sue memorie. Il Padre concluse: “Ricordati di pregare per questo grande confessore della fede, che ha tanto sofferto per la Chiesa”».
Padre Pio nella mia vita
Padre Pio è parte della mia vita e di quella della mia famiglia fin dagli inizi degli anni ’60, quando io ero ancora bambina e mia madre era una giovane sposa. Sembrerà inverosimile, ma tutto ebbe inizio con un sogno. La mia mamma , infatti, sognò un frate sconosciuto che passeggiava lungo una strada del mio paese. Lei, subito, non appena lo vide, gli andò incontro e, toccato il manto che aveva addosso, gli disse:” Padre, la salvezza dell’anima”. Il frate la guardò e le rispose: “Sei salva”. Al risveglio, mia madre si chiese che significato avesse quel sogno.
In quei tempi, era consuetudine che i confezionisti andassero a vendere le loro merci fuori dal paese nei periodi delle fiere e che vi rimanessero a lungo. Fu proprio al ritorno da una di queste fiere, e precisamente da quella di Manfredonia, che un vicino di casa di mia nonna portò il ritratto di un frate in odore di santità che svolgeva la sua missione in un paese del Gargano, San Giovanni Rotondo. Quando mia madre lo vide fu molto, ma molto meravigliata perché riconobbe in quella foto il frate che aveva sognato qualche tempo prima. Fu così che, a partire da quel momento, la mia mamma, insieme a sua sorella Maria, chiese informazioni sul frate e sul luogo in cui dimorava.
Incominciammo da allora a recarci periodicamente a San Giovanni Rotondo; ricordo che alcune strade che conducevano lassù non erano ancora asfaltate. La partenza da Martina Franca, luogo di nostra residenza, era all’incirca alle 18.00/ 19.00 circa, per arrivare in tempo a partecipare alla Santa Messa che Padre Pio celebrava alle 4.00 del mattino. Mi è rimasta nella mente la folla che attendeva l’apertura della Chiesa di S. Maria delle Grazie, a notte fonda, e la moltitudine di gente, in cui c’ero anch’io, che, al termine della Messa, si recava sotto la finestra della cella di padre Pio, da dove il Padre si affacciava per salutare tutti i fedeli. I miei genitori e i miei zii ebbero più volte l’opportunità e, quindi, la Grazia di confessarsi da Padre Pio e di ricevere da Lui la Santa Comunione.
Intanto io e mia cugina ci avvicinavamo all’età della Prima Comunione. I miei genitori e i miei zii sentirono fortemente il desiderio che La ricevessimo da Padre Pio ed espressero questa volontà ai frati del Convento. Il 13 Maggio 1967 fu il giorno in cui Io e mia cugina avemmo il privilegio di ricevere la Prima Comunione dalle Sante Mani di Padre Pio. Ero molto emozionata, anche se non riuscivo ancora a capire la grandezza del dono che stavo ricevendo. Davanti all’altare eravamo io, mia cugina e il mio fratellino che, pur non dovendo ricevere l’Eucarestia era seduto con noi. Tutta la gente presente commentava: “Sembrano i tre pastorelli di Fatima” ( era proprio il giorno in cui ricorreva la prima apparizione della Vergine a Fatima). Nel momento della Comunione, ricordo bene, tremavo per l’emozione e non riuscivo a staccare gli occhi da quelli di Padre Pio. Finita la Celebrazione, ci recammo in sagrestia dove incontrammo il Padre che ci benedisse nuovamente e, mettendo la Sua Mano sul nostro capo, ci disse:” Siate sempre puri come questo giorno”. Al termine ci attendeva una sorpresa: si avvicinò un fotografo ai miei genitori a cui chiese l’indirizzo di casa per inviare le foto che aveva scattato. Essi, insieme ai miei zii, furono molto felici perché, proprio alcuni istanti prima, mia madre aveva detto di essere dispiaciuta per non poter conservare alcun ricordo della giornata. Alla richiesta da parte dei miei genitori del costo delle foto che avrebbero pagato subito, il fotografo rispose che non era assolutamente disposto a farsele retribuire dando questa spiegazione:” Dormivo e il Padre mi è venuto in sogno dicendomi: ALZATI, PRENDI LA MACCHINA E VIENI IN CHIESA DOVE CI SONO DUE COLOMBE BIANCHE. Ho fatto quello che mi ha detto e, arrivato qui, ho capito”.
Io sono cresciuta all’ombra di Padre Pio; Lui è presente sempre, in tutte circostanze liete e non; nei momenti difficili, nei momenti bui e in quelli belli mi ha sempre fatto sentire la sua presenza e il suo sostegno. Ricordo che da ragazza attraversavo un difficile momento: sognai una luce folgorante in cui apparve San Michele Arcangelo. Dopo pochi giorni sognai Padre Pio che distribuiva l’Eucarestia ed io ero in fila. Temevo che dovesse arrabbiarsi con me, ma arrivato il mio turno, mi guardò e, mentre mi dava la Comunione, sorridendo, mi disse “ Le Grazie si ottengono pregando”. La mia vita da quel giorno cambiò completamente, ritornai a sorridere, ma solo dopo molto tempo capii l’importanza del sogno e del collegamento con quello di San Michele Arcangelo. Come questo ce ne sono stati tanti altri di episodi in cui davvero Padre Pio mi ha fatto sentire la sua presenza.
Grazia Carbotti